La comicità cantonese
“Pulire il pavimento è una copertura: in realtà sto per laurearmi“. (Shaolin Soccer, 2001).
Tempo fa conoscevo solo i capolavori di Wong Kar Wai, primo fra tutti In The Mood For Love: drammatico, estetico, minimalista. Non sapevo però che il cinema cantonese fosse anche ricchissimo di film comici, profondamente intriso di una ironia, sarcasmo e satira che sono parte dello spirito della gente. Avete presente il protagonista di In The Mood For Love? Proprio lui, Tony Leung, in realtà è stato a lungo un attore comico straordinario, tanto che a Canton e a Hong Kong è conosciuto ed apprezzato molto di più per le sue commedie; anzi, c’è chi rimpiange che si sia dato al cinema “impegnato”.
La comicità cantonese è unica per la sua capacità di unire ironia, satira e brillantezza intellettuale e rivela uno sguardo acuto non solo sull’intrattenimento ma anche sul tessuto sociale.
Di cosa è fatta la comicità cantonese
La comicità cantonese eccelle per il suo approccio originale all’umorismo, spesso permeato di saggezza anticonformista e di una critica sottile.
Vi è innanzitutto l’uso delle particolarità della lingua: con i suoi sei/nove toni, si presta perfettamente a giochi di parole e doppi sensi basati sull’omofonia delle sillabe, e all’uso di colorite espressioni gergali (slang).
Molte battute, poi, sono infuse di pratiche locali uniche e tradizioni, creando un senso di divertimento condiviso. Per questo non è facile per noi occidentali apprezzarle: molto spesso la traduzione letterale è quasi sempre deludente.
Un altro aspetto sono le trame frenetiche, che sembrano preoccuparsi solo del’effetto spiritoso, spesso mischiando e parodiando vari generi cinematografici.
In altri casi i personaggi sono esagerati, si muovono accentuando i difetti fisici o esasperando i gesti, mentre il viso rimane impassibile. È questa un’altra tipicità: in situazioni paradossali o estreme, il viso del personaggio rimane impassibile, quasi inespressivo. Questo espediente, però, lungi dall’essere una carenza attoriale, serve per rendere visibile il “dramma” sotto l’apparente ironia.
Sì perché molto spesso le scene non si limitano a far ridere, ma riflettono questioni culturali profonde, come il peso del rispetto per la tradizione in contrasto con l’irriverenza giovanile; l’ironia costante nello scambio delle battute e perfino l’autoironia prova ad alleggerire il peso della vita di ogni giorno. Per questo il genere comico è sempre seguitissimo.
Il linguaggio è diretto, talvolta crudo, ma sempre intriso di molteplici significati che consentono agli attori di giocare con le parole e creare battute memorabili. Queste espressioni diventano strumenti per esplorare e commentare la società, facendo della commedia cantonese una lente attraverso cui osservare la cultura e le dinamiche sociali di Hong Kong.
Senza Testa! Il Mou Leu Tau 無釐頭
Il Mou Lei Tau è uno stile di comicità tipico di Hong Kong, e spesso assente nella recitazione della Cina continentale; è caratterizzato da un umorismo assurdo, e spesso slapstick; l’espressione si traduce letteralmente come senza testa / senza senso. È diventato famoso in occidente grazie ai film di Stephen Chow, come Shaolin Soccer e Kung Fu Hustle. Si tratta di un approccio sfrenato all’umorismo, che mescola elementi culturali tradizionali cinesi con influenze moderne e internazionali.
Nel Mou Lei Tau le battute e le situazioni comiche non seguono necessariamente una logica convenzionale, ma creano un effetto comico basato sulla sorpresa e sull’incongruenza. I personaggi possono comportarsi in modi inaspettati o esagerati, e le situazioni possono rapidamente passare da realistiche a completamente surreali.
Il Mou Lei Tau non è solo un espediente di comicità: Stephen Chow lo ha usato spesso anche per commentare e criticare aspetti della società di Hong Kong, come le difficoltà economiche e la stratificazione sociale, potendo così rivolgersi, con la leggerezza della commedia, a un pubblico vasto e variegato.
E se assomigliasse alla “Commedia all’Italiana”?
Beh, non proprio, che nessuno si offenda! Però, ciò che mi ha colpito della comicità di Hong Kong è l’ironia, spesso l’autoironia: riuscire a scherzare, a tollerare con un sorriso le proprie “disgrazie”. È una elemento che ricorre spesso anche nella nostra “Commedia All’Italiana” e credo che questo, in qualche modo, e forse solo questo, le accomuni.


Ci sono caratteri della nostra comicità, nella battuta ironica, sarcastica di molte delle nostre commedie, che pur se in contesti diversi, si adatterebbero bene alle scene dei film cantonesi. Quando il personaggio cerca di darsi una rispettabilità pur nel pieno di un disastro, o quando sa prendersi in giro pur essendo distrutto, ecco queste sono note che risuonano in entrambi i palcoscenici, a Roma, a Milano, come ad Hong Kong.
Prendete i pop-corn: ecco 10 titoli imperdibili + 3
Per chi accosta per la prima volta alla commedia cantonese consiglio per primo, se ancora non lo avete visto, Kung Fu Hustle, uscito in italia con il titolo Kung Fusion, diretto e interpretato da Stephen Chow. È un film pensato anche e soprattutto per un pubblico occidentale, dove gli elementi della comicità sono ingredienti dosati nella giusta misura per essere apprezzati anche da un pubblico “inesperto“. Il film è anche una moderna storia di Kung Fu, genere già conosciuto da noi occidentali soprattutto per i film di Bruce Lee, di cui Stephen Chow è un grande appassionato.
Al secondo posto sempre un altro film di Stephen Chow, Shaolin Soccer, dove il Kung Fu si fonde con il gioco del calcio.
Tornando indietro nel tempo, in un regno sconosciuto in occidente, raccomando almeno altri due film con Stephen Chow, King Of Comendy e Fight Back To School e poi Chicken and Duck Talk, di Michael Hui.
Ma ecco la lista completa dei primi 10 must-see:
- Kung Fu Hustle di Stephen Chow
- Shaolin Soccer di Stephen Chow
- King Of Comendy di Lee Lik-chi
- Fight Back To School di Gordon Chan
- Chicken and Duck Talk di Michael Hui
- God Of Gamblers di Wong Jing
- The Lucky Guy di Lee Lik-Chi
- Table for Six di Sunny Chan
- He Ain’t Heavy, He’s My Father di Peter Chan
- Mack The Knife (Dr. Mack) di Lee Chi-ngai con Tony Leung
Completano la classifica altri 3 film, che non sono propriamente “comici”, ma commedie, a tratti commoventi e romantiche, che però incarnano profondamente la genuinità del carattere cantonese:
- Echoes Of The Rainbow di Alex Law
- Comrades: Almost a Love Story di Peter Chan con la protagonista di In The Mood For Love Maggie Cheung
- Turn Left, Turn Right di Jhonnie To e Wai Ka-fai
PS: Ah, dimenticavo! Vederli in lingua originale è ancora meglio: lo so, le battute non si capiscono comunque, ma vi assicuro che il ritmo scoppiettante della parlata cantonese è parte del divertimento!
Titoli di coda: in conclusione
Immergersi nella commedia cantonese non è solo un’esperienza di puro intrattenimento, ma anche un’opportunità di arricchimento culturale. Con la sua miscela di satira, ironia e comicità fisica, questo genere cinematografico invita a ridefinire le convenzioni della comicità.
Ogni film, ogni attore e ogni battuta non solo intrattiene, ma apre una finestra sulle dinamiche culturali e sociali di Hong Kong, offrendo una chiave di lettura più ampia e profonda della realtà. In un mondo in cui l’umorismo può talvolta sembrare superficiale, la commedia cantonese ricorda il potere del riso di conservare speranze, paure, critiche e sogni di una società.