La mia passione per l’Oriente, e in particolare per il Giappone, è sempre stata una parte fondamentale della mia vita. Ancora conservo un album di disegni di quando avevo sette anni, pieno di figure di piccoli orientali con il codino, vestiti di bianco come atleti di judo, e armati di spade da samurai. Non riesco a spiegare esattamente come sia nata questa mia fascinazione, ma posso dire che non è stata influenzata dagli anime di robot o di Lupin III. Il Giappone mi affascinava già prima, in modo viscerale, come se un’eco di una vita passata mi chiamasse a tornare “a casa”.

Questo mito di un paese meraviglioso mi ha accompagnato per tantissimo tempo e nonostante oggi sia consapevole dei limiti di questo mio innamoramento, il Giappone ha ancora moltissimo da raccontare. La prima volta che il nome “Cipango” catturò la mia attenzione fu quando avevo otto anni, guardando lo sceneggiato Marco Polo su RaiUno. Rimasi ammaliato dai cavalieri mongoli e dalle loro acrobazie incredibili, ma soprattutto dal nome “Cipango”.
L’Origine del Nome Cipango

Il termine “Cipango” suona strano e buffo: è l’antico nome con cui in Europa era conosciuto il Giappone. Si diffuse durante il periodo delle grandi esplorazioni geografiche, derivato dai racconti di Marco Polo. Nel suo “Il Milione” descriveva con vividi particolari le meraviglie di un remoto paese a oriente. “Cipango”, o “Zipangu”, deriva dalla traslitterazione delle parole cinesi 日本国 (Rìběnguó), che significa “paese dell’origine del sole”. Il suono, similmente all’attuale pronuncia in cinese mandarino, corrispondeva grossomodo a JePanGuo. Questo termine venne poi trascritto in vari modi dai mercanti e dai viaggiatori europei, che non potevano riprodurne il suono originario, e così la parola fu corrotta in Cipango o Zipangu. Essa dette poi origine alle attuali Giappone in italiano, Japan in inglese, francese Japon in francese.
Le Raccolte di Marco Polo
Fu il famoso mercante veneziano a diffondere Cipango. Durante la sua permanenza alla corte di Kublai Khan, raccolse numerosi racconti sulle terre lontane dell’Asia. Anche se non visitò mai personalmente il Giappone, le sue descrizioni si basavano su testimonianze di mercanti e viaggiatori. “Cipango” veniva descritta, con la proverbiale iperbole dei mercanti, come un’isola ricchissima di oro, con palazzi coperti di oro e prosperità ovunque. Nonostante queste descrizioni fossero naturalmente prive di riscontri oggettivi, contribuirono a creare il mito del Giappone tra gli europei dell’epoca.
Marco Polo racconta così nel capitolo 155 del suo Il Milione:
Zipangu è una isola in levante, ch’è ne l’alto mare 1.500 miglia.
L’isola è molto grande. Le gente sono bianche, di bella maniera e elli. La gent’è idola, e no ricevono signoria da niuno se no da lor medesimi.
Qui si truova l’oro, però n’ànno assai; neuno uomo no vi va, però neuno mercatante non ne leva: però n’ànno cotanto. Lo palagio del signore de l’isola è molto grande, ed è coperto d’oro come si cuoprono di quae di piombo le chiese. E tutto lo spazzo de le camere è coperto d’oro grosso ben due dita, e tutte le finestre e mura e ogne cosa e anche le sale: no si potrebbe dire la sua valuta.
Cipango nei Mappamondi Medievali
Nei mappamondi medievali e rinascimentali, ancora molto approssimativi, Cipango spesso appariva molto più grande della sua reale estensione; ciò rifletteva l’influenza delle narrazioni di Marco Polo. Ad esempio, il Planisfero di Cantino del 1502 e il mappamondo di Martin Waldseemüller del 1507 mostrano Cipango come una grande isola nell’oceano, posizionata però erroneamente vicino alle coste dell’Asia orientale.


L’Influenza di Cipango sulle Esplorazioni
Il mito di Cipango fu inoltre uno dei motivi che spinse Cristoforo Colombo a cercare una rotta verso l’Asia attraversando l’Atlantico. Colombo era convinto di poter raggiungere Cipango navigando verso ovest e, nelle sue lettere e nei suoi diari, menzionava frequentemente quest’isola come il punto di arrivo desiderato. Anche se non raggiunse mai il Giappone, il mito di Cipango influenzò significativamente le esplorazioni europee.
Cipango e la Modernizzazione del Giappone

Col passare dei secoli e con i progressi nelle esplorazioni, il mito di “Cipango” si affievolì. Il Giappone mantenne un isolamento rigoroso dal 1639 al 1853, limitando i contatti con l’esterno. L’arrivo delle “Navi Nere” del commodoro Matthew Perry nel 1853 costrinse il Giappone ad aprirsi al commercio internazionale, portando a uno scambio culturale e tecnologico con l’Occidente. Questo portò alla modernizzazione del paese, trasformandolo in una potenza industriale.
L’Eredità di Cipango
Anche se il mito di Cipango venne meno con la scoperta della realtà del Giappone, le descrizioni di Marco Polo continuarono ad affascinare e ispirare. La riapertura del Giappone rivelò una nazione ricca di cultura e tradizione, sebbene diversa dall’eldorado descritto nei racconti. La modernizzazione del Giappone influenzò e venne influenzata dal resto del mondo, dimostrando come i miti e le leggende possano avere un impatto duraturo sulla storia e sulla cultura.
Hai mai sentito parlare del mito di Cipango? Cosa ne pensi delle descrizioni di Marco Polo? Condividi i tuoi pensieri nei commenti qui sotto! Siamo curiosi di sapere come percepisci la storia e la cultura giapponese.
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